Ricucire uno strappo: torna la vita dopo un lungo silenzio

Ricucire uno strappo: torna la vita dopo un lungo silenzio

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Ricucire uno strappo: torna la vita dopo un lungo silenzio
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05 aprile 2018

Con la giornata di oggi, e soprattutto con la celebrazione e la festa di domani del 7 aprile, finalmente si ricuce uno strappo tra l’Abbazia di Cerrate e la comunità locale; finalmente si interrompe un silenzio che durava ormai da mezzo secolo.

Guarda il video con l'intervento di Andrea Carandini, Presidente FAI

Cinquant’anni fa si celebrava nella chiesa abbaziale di S. Maria di Cerrate l’ultima SS. Messa e, nella settimana dopo Pasqua, com’era tradizione fin dal XV secolo, si radunava la comunità locale per la fiera agricola di prodotti locali denominata “Lu Panieri”.

Poi, dal 1970 circa, cala il silenzio: l’Abbazia si svuota dei suoi ultimi abitanti – dopo i monaci, i contadini con le loro famiglie, che vivevano della coltivazione di grano, olive e tabacco – e piomba in un isolamento profondo.

Smarrisce la sua naturale e storica funzione di punto di riferimento religioso e devozionale del territorio (la provincia leccese), riconosciuto e valorizzato della comunità locale con una frequentazione di lunghissima durata, che risale con tutta probabilità all’VIII secolo: dopo tredici secoli di vita, precipita in una specie di coma.

E’ paradossale, perché a questo punto non subentrano crolli e abbandono, ma al contrario, i restauri. Un progetto allora assai autorevole, oggi ormai storicizzato, a cura dell’Arch. Franco Minissi, trasforma l’Abbazia in un “museo” dell’architettura romanica, della pittura bizantina e della vita contadina.

L’Abbazia si conserva, ma la vita si spegne, finché la Provincia di Lecce non decide di recuperare questo fondamentale monumento del Salento rurale, affidando un nuovo progetto al FAI.

Siamo qui oggi dopo cinquant’anni a gioire insieme di questo recupero, come di un salvataggio che ci conforta e quasi ci commuove, perché ancor più dei colori degli affreschi restaurati abbiamo ritrovato qui oggi una parte delle nostre radici: storie vicine nel tempo, eppure nel corso di un cinquantennio già divenute evanescenti.

Il recupero dell’Abbazia di Cerrate ci offre l’occasione per ripensare a quanto abbiamo perso negli ultimi cinquant’anni, a come nel 1960 la nostra vita, e soprattutto la vita delle piccole comunità rurali d’Italia, fosse più simile al Medioevo che ad oggi: questi luoghi e queste comunità erano testimonianze concrete, materiali, viventi, che abbiamo dato per scontate o abbiamo considerato poco degne o necessarie, tanto la lasciarle scivolare nell’oblio o confinarle nel folklore di un museo, ma che invece oggi rappresentano a pieno titolo preziosi capitoli della nostra cultura da salvare per le generazioni di oggi e di domani.

Riavvolgere la pellicola: ricostruire il film di un monumento

I monumenti sono protagonisti di un film, che è la loro storia. Ogni periodo o fase costruttiva è una scena, un fotogramma.

Il film per intero, qui a Cerrate, ancora ci manca, ma abbiamo alcuni fotogrammi e tante speranze di ricostruire, attraverso i numerosi indizi raccolti e da raccogliere, intere sequenze. Non smettiamo di studiare con oggi, ma anzi, ricominciamo, per approfondire e per poi raccontare una storia ancora più ricca, varia e avvincente.

Gli scavi archeologici ancora in corso, ad esempio, hanno rivelato piccoli lacerti di un complesso edilizio che oggi non vediamo più: il monastero più antico, che dal XII secolo resistette almeno fino al XVI secolo. Grazie alle indagini archeologiche abbiamo riconosciuto anche l’antico mulino, il cimitero medievale, la cisterna più antica e la strada che passava davanti all’ingresso della chiesa.

Questo monastero scomparso è descritto anche in documenti d’archivio, che dovremo analizzare da oggi con maggiore cura, ma che già consentono di individuare parti dell’Abbazia che arricchiscono di molto il racconto. Si veda la splendida e utilissima veduta precedente al 1692 e lo schema ricostruttivo che individua e identifica tutti i corpi edilizi del monastero nel XVII-XVIII secolo.

Resta infine un argomento da approfondire: l’antico trappeto o frantoio ipogeo, che potrebbe rivelarsi il più antico luogo di culto di Cerrate, una specie di basilica rupestre, tipica degli insediamenti monastici dell’VIII secolo in Terra d’Otranto.

L'Abbazia di Cerrate
Un tempo monastero di rito greco ortodosso, poi centro di produzione agricola: una testimonianza notevole del romanico pugliese che restituisce ora l’affascinante racconto della sua doppia anima di luogo di culto e masseria storica.
L'approfondimento sull'inaugurazione della chiesa
Dopo oltre due anni di restauri, riapre le porte al culto e alle visite la chiesa millenaria dell’Abbazia di Cerrate, a Lecce.
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