The End of History?

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The End of History?
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22 maggio 2018

“Se riuscissimo a pensare l’esperienza dell’arte fuori dalla storia dell’arte non sapremmo, e forse non vorremmo deciderci, su quale tra le due invenzioni sia la precedente, proprio perché la questione dell’originalità non sarebbe poi così importante e decisiva quanto quella dell’orizzonte di senso condiviso da entrambi gli autori.”
Barry X Ball

Come si evolve il concetto di storia dell’arte tra passato e contemporaneità? Qual è il rapporto tra originale e copia, tra unicità e serialità? Come perdura il valore di un’opera d’arte nel corso dei secoli?

Questi sono gli interrogativi che la mostra “The End of History”, a Villa Panza, Varese, e al Castello Sforzesco di Milano, pone al visitatore a partire dal titolo che sottende un punto interrogativo come invito a riflettere sulla fine o meno della storia dell’arte.

Per gli artisti contemporanei, infatti, ispirarsi a Giotto o a Boccioni non è più un salto tra modelli stilisticamente o storicamente opposti in quanto il sincretismo di modelli estetici, equivalenti e intercambiabili, ha cancellato quell’accezione di ‘storia dell’arte’ intesa come sviluppo di tipologie e di forme, canonizzata nel XIX secolo e da cui i maggiori, e più antichi, musei hanno tratto origine e ragion d’essere.

D’altro canto per Barry X Ball, la cui ricerca è orientata a una bellezza universale in grado di perdurare attraverso i secoli, ogni opera d’arte è connotata dalla cultura in cui viene realizzata, sia dal punto di vista stilistico – come definito dalla storiografia artistica tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento – che tecnico. La tecnologia è, infatti, non un semplice accessorio dell’idea creativa ma un elemento culturale specifico di ogni periodo storico. E’ il mezzo che permette all’artista di superare i più famosi esempi di virtuosismo barocco italiano creando un’opera nuova, diversa dall’originale e autonoma nell’immagine e nel pensiero.

Guarda il video con l'intervista a Barry X Ball

E’ quanto accade, per esempio, con l’opera “Envy” (2008 – 2016), esposta nella sezione “Masterpieces” a Villa Panza e ben rappresentativa della poetica dell’artista.
Ispirata all’”Invidia” (1670) di Giusto Le Court, l’opera è stata creata attraverso un processo di scansione e stampa 3D dall’originale, riprodotto in calcite dorata proveniente dagli Stati Uniti: una reinterpretazione del capolavoro del passato attraverso l’innovazione concettuale e tecnologica per dare vita a nuove immagini più sintetiche e universali, più plastiche e sensuali, più autonome e armoniche. Nella ricerca di Barry è, infatti, nell’immagine che si manifestano quelle relazioni e quei rapporti temporali che discendono dalla storia, dove presente e passato vengono posti in costante connessione, dando vita anche ad una sorta di corto circuito.

Visita la mostra
Un viaggio nella materia dove la forma emerge dalla fusione di tecnica e poesia, fra la lucentezza del marmo, i riflessi dell’oro e le trasparenze dell’onice. A Villa e Collezione Panza e al Castello Sforzesco la prima retrospettiva di Barry X Ball.
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