L’abate di Farfa, Adamo, che divenne poi vescovo di Ascoli nel 983, trovò a Sumati una chiesa dedicata a S. Benedetto e fece edificare accanto ad essa un monastero. Il monastero dopo alterne vicende fu riconquistato da Farfa nel 1080 dall’Abate Bernardo I. Le fonti storiche, però, inspiegabilmente tacciono sul periodo intercorso tra l’insediamento dei Vescovi – Conti e tutto il 1200 quando il Monastero era alle dipendenze del Vescovo locale e non più di Farfa. I documenti riappaiono nel 1299 e indicano Valledacqua come efficiente Pievania, con un clero diocesano ben organizzato; ma perché ricompaia l’Abbazia di S. Benedetto sul Bollario Vescovile occorre attendere il 1331, quando i chierici prebendati assumono l’incarico di assistere le chiese locali. Nel 1476 tornano a S. Benedetto i monaci benedettini e con essi l’abbazia di Farfa. Segue un periodo di grande vitalità e una Bolla papale unitamente al benestare di Farfa, dichiara il Pievano di Valledacqua Preposto benedettino. Nel 1380 la chiesa è ancora sotto il dominio dei Benedettini ma il monastero è privo di monaci ed entrambi si trovano in pessime condizioni strutturali. Inizia il declino del complesso. I monaci tornati, resteranno in loco fino al 1840 poi la chiesa passerà alla diocesi di Ascoli Piceno. Il 19 giugno 2002, festa di S. Romualdo, tutto il complesso è stato consegnato alla comunità monastica femminile camaldolese, dipendente dal Monastero di S. Antonio in Roma.
La Chiesa è di origine farfense, viene riedificata sugli antichi ruderi nel secolo XIII. Le sue origini sono antichissime, risalgono al 986, anno in cui il Vescovo di Ascoli Adamo, ex abate di Farfa, monaco benedettino consacrato Vescovo nel 982 da Papa Benedetto VII, la fece costruire insieme all’annesso monastero con i beni di Santa Vittoria in Materano di cui continuava ad essere Priore pur essendo Vescovo di Ascoli. Di chiara origine farfense sono gli armoniosi affreschi riscoperti sulle pareti. La facciata molto semplice presenta una torretta a vela che può risalire al secolo XIII. L’intero complesso rimase profondamente danneggiato dal sisma del 1972 e recentemente, grazie all’intervento della Curia Vescovile di Ascoli unitamente al Ministero dei Beni Culturali, il complesso è tornato ai suoi antichi splendori.