I Luoghi del Cuore
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BORGO DEGLI EBREI

BORGO DEGLI EBREI

PIEVE DI CENTO, BOLOGNA

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BORGO DEGLI EBREI
Pieve di Cento e Cento, poste su un importante asse viario che da nord portava a sud, erano alla fine del Trecento interessate da un forte sviluppo economico e di traffici, e gli Ebrei, presenti a Bologna sin dalla metà del secolo, cominciarono ben presto ad espandere la loro attività in tutto il territorio: prima con banchi di prestito mobili e poi con veri e propri insediamenti. Nel 1398 Dattilo da Spello aprì a Pieve un banco autonomo da cui ebbe origine la presenza stabile di alcune famiglie. Un gruppo numericamente limitato ma organizzato e riconosciuto, che scelse per motivi di sicurezza e religiosi di installarsi in abitazioni limitrofe: nacque così il « Borgo degli Ebrei » delimitato dalla Via Borgovecchio e dal Vicolo del Cane (già Elcan, dal nome di una famiglia ebrea ivi residente). Tecnicamente non un Ghetto, la cui istituzione, con le connesse regole di confinamento, appartiene ai secoli successivi, ma un gruppo di case che veniva chiamato « Giudecca », i cui abitanti non avevano limitazioni di movimento se non durante la Settimana Santa. Gli Ebrei a Pieve vissero e prosperarono per tutto il Quattrocento senza particolari problemi con gli abitanti. Nell’Archivio Comunale molti documenti attestano la loro presenza e il loro pieno inserimento nella vita economica e sociale della città. E continuarono a prestare i loro servizi finanziari anche dopo che, verso la fine del secolo, venne istituito un Monte di Pietà. Il banco di prestito degli Ebrei era posto all’inizio di Via Borgovecchio e in quei locali era probabilmente situata la Sinagoga che doveva servire la piccola comunità. Subito fuori da quella che oggi è Porta Cento era anche situato il Cimitero ebraico, del quale non restano tracce se non una lapide posta a ricordo, ed oggi trasformato in parco; da lì probabilmente proviene la lapide, rinvenuta durante lavori di scavo in città, dedicata a Ricca Nursa. Alla fine del Quattrocento e agli inizi di quello successivo la presenza del nucleo ebraico di Pieve si arricchì di qualche unità a seguito della cacciata degli Ebrei dalla Spagna decisa nel 1492 da Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Oggi il «Borgo degli Ebrei » con i suoi due accessi e le due vie rimane un luogo di pace nel centro della città, subito dietro la piazza principale. Delimitata dalla splendida Corte dei Liutai con il suo grande e ombroso albero, tutta la zona mantiene una impronta architettonica straordinariamente omogenea e amichevole, da cui il passante è immediatamente coinvolto.

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Pieve di Cento e Cento, poste su un importante asse viario che da nord portava a sud, erano alla fine del Trecento interessate da un forte sviluppo economico e di traffici, e gli Ebrei, presenti a Bologna sin dalla metà del secolo, cominciarono ben presto ad espandere la loro attività in tutto il territorio: prima con banchi di prestito mobili e poi con veri e propri insediamenti. Nel 1398 Dattilo da Spello aprì a Pieve un banco autonomo da cui ebbe origine la presenza stabile di alcune famiglie. Un gruppo numericamente limitato ma organizzato e riconosciuto, che scelse per motivi di sicurezza e religiosi di installarsi in abitazioni limitrofe: nacque così il « Borgo degli Ebrei » delimitato dalla Via Borgovecchio e dal Vicolo del Cane (già Elcan, dal nome di una famiglia ebrea ivi residente). Tecnicamente non un Ghetto, la cui istituzione, con le connesse regole di confinamento, appartiene ai secoli successivi, ma un gruppo di case che veniva chiamato « Giudecca », i cui abitanti non avevano limitazioni di movimento se non durante la Settimana Santa. Gli Ebrei a Pieve vissero e prosperarono per tutto il Quattrocento senza particolari problemi con gli abitanti. Nell’Archivio Comunale molti documenti attestano la loro presenza e il loro pieno inserimento nella vita economica e sociale della città. E continuarono a prestare i loro servizi finanziari anche dopo che, verso la fine del secolo, venne istituito un Monte di Pietà. Il banco di prestito degli Ebrei era posto all’inizio di Via Borgovecchio e in quei locali era probabilmente situata la Sinagoga che doveva servire la piccola comunità. Subito fuori da quella che oggi è Porta Cento era anche situato il Cimitero ebraico, del quale non restano tracce se non una lapide posta a ricordo, ed oggi trasformato in parco; da lì probabilmente proviene la lapide, rinvenuta durante lavori di scavo in città, dedicata a Ricca Nursa. Alla fine del Quattrocento e agli inizi di quello successivo la presenza del nucleo ebraico di Pieve si arricchì di qualche unità a seguito della cacciata degli Ebrei dalla Spagna decisa nel 1492 da Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia. Oggi il «Borgo degli Ebrei » con i suoi due accessi e le due vie rimane un luogo di pace nel centro della città, subito dietro la piazza principale. Delimitata dalla splendida Corte dei Liutai con il suo grande e ombroso albero, tutta la zona mantiene una impronta architettonica straordinariamente omogenea e amichevole, da cui il passante è immediatamente coinvolto.
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