Quando i primi cristiani raggiungono la boscosa vallata che oggi chiamiamo di San Genesio, si trovarono di fronte ad un modesto sacello sotterraneo dedicato ad una divinità delle acque con annessa una fonte di acqua sulfurea, definita dagli abitanti di allora, “miracolosa”.
La Fonte e la Chiesa resteranno da allora sempre intimamente collegati, come risulta anche dall’ “attestato” rilasciato nel 1691 dal Prevosto di san Genesio che attribuisce i celesti favori dell’acqua solo se assistiti da orazioni e preghiere.. e elemosine per la Chiesa.
Questi nuovi arrivati capirono immediatamente l’importanza di questa fonte e, sopra questo tempio pagano, edificarono una chiesa. Ancora oggi è visibile una cripta sotterranea al livello della fonte, posta al di sotto della navata a sud della chiesa, probabilmente ad essa collegata.
Oggi di questa chiesa originale, costruita attorno all’XI secolo, non restano che le due absidi, il coro e il campanile. Distrutta durante la guerra del 1706 viene ricostruita e giunge in questo stato fino all’inizio del 1900, quando un mecenate locale, già proprietario del castello che si incontra salendo dalla provinciale n. 99, Arturo Ceriana, sindaco di Castagneto, decide di restaurarla. In realtà si è trattato di un abbattimento e di una nuova costruzione. I lavori di rifacimento e di ampliamento terminano nel 1912.
La chiesa conserva oggi le reliquie di due Genesio, uno, quello di Arles, patrono dei notai e l’altro di Roma, attore e mimo, donate dal parroco di Suno . Le due statuette poste sull’altare centrale infatti rappresentano i due santi uno con la scure della decapitazione, l’altro con la maschera di mimo. Non è da escludere, come affermano alcuni agiografi, che si tratti della stessa persona. In effetti i due santi sarebbero stati decapitati nello stesso giorno, dello stesso anno (25 agosto del 303 D.C) per motivazioni che presentano forti analogie.