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CHIESA DI SANT'ANGELO DELLA SALUTE

CHIESA DI SANT'ANGELO DELLA SALUTE

GALATONE, LECCE

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CHIESA DI SANT'ANGELO DELLA SALUTE
La chiesa duecentesca di Sant'Angelo della Salute sorge a metà strada tra Nardò e Galatone, lungo la via medievale delle Camene che congiungeva i due importanti centri. Immersa nel verde della campagna, in pieno feudo Negro, è una perla nascosta di quel romanico tipicamente salentino che trova la sua massima espressione nella badìa di san Mauro, sulle serre gallipoline. Le forme lineari quanto eleganti, la tecnica di muratura impiegata, i materiali di costruzione ne sono una conferma. Richiamano immediatamente, infatti, i pochi edifici romanici superstiti esistenti in provincia di Lecce. Lo squisito campanile a vela sovrastante l'abside, per esempio, è analogo a quelli dell'abbazia di San Mauro, di Santa Marina a Muro Leccese, di Santa Maria della Grotta in Ortelle. Nell'unica navata, poderosi costoloni scaricano il peso della volta a botte a sesto lievemente acuto, comunicando un raffinato gusto estetico e una minuziosa armonia di proporzioni che rimanda immediatamente alla chiesa galatonese di Santa Maria Odegitria. Le pareti, nuovamente intonacate e mediocremente riaffrescate alla fine del Seicento, serbano tracce dei dipinti originali intrappolati sotto il secondo strato. Il fresco che adorna il catino absidale, datato 1697, presenta una pietà con il Cristo morto e la Vergine desolata attorniata da discepoli e pie donne; sullo sfondo, intanto, si staglia un paesaggio urbano tutto salentino che ricorda neppure troppo vagamente il centro storico di Galatone. La conformazione della controfacciata e la pietra leccese impiegata per la realizzazione dell'oculo e del portale lasciano pensare che il prospetto originale sia stato modificato, probabilmente in età barocca. Dall'interno, infatti, si nota la primigenia sagomatura della porta, racchiusa in alto da tre conci di carparo leggermente arcuati. Allo stesso modo, sempre da dentro, si può constatare come l'apertura circolare rasenti la sommità della volta. Con tutta probabilità, l'originale facciata a timpano, tuttora esistente, ospitava una monofora di dimensioni più rilevanti o una bifora, unica fonte di illuminazione per l'intero edificio. La badìa benedettina di Sant'Angelo della Salute fu fondata tra la fine del XII secolo e gli inizi del secolo successivo. L'istituto abbaziale fu per lungo tempo ricco di benefici e possedimenti, fiorente e assai rilevante, nell'ambito delle quattordici abbazie suffraganee di Santa Maria di Nerito. Cospicui beni immobili e rendite annuali furono legati allabbazia, anche dopo l'abbandono della stessa da parte dei benedettini. Per questo motivo, oltre che per il suo prestigio, ne beneficiarono sempre dignità capitolari, parenti di nobili e di ecclesiastici di alto rango. Un resoconto del 1310 annovera Sant'Angelo tra le sei abbazie neritine che versano le decime pontificie. Al momento risulta il documento più antico a far menzione dell'abbazia. Dal 1413 in poi, a partire dall'istituzione della nuova diocesi di Nardò, Sant'Angelo comparirà spesso negli atti e nelle sante visite dei vescovi, fino alla regia soppressione del suo istituto abbaziale (1891) e all'incameramento statale di ogni bene annesso.A tanto lustro, però, nel corso dei secoli si è unita anche altrettanta sfortuna. Già nel 1637 il vicario Granafei constatò lo scandaloso stato di degrado in cui versava la chiesa. Forse per questo e per assicurarne un recupero, il vescovo Orazio Fortunato nel 1689 ne assegnò le rendite beneficiali e il relativo esercizio di culto al Seminario Vescovile di Nardò. In questo periodo furono realizzati gli interventi di restauro, gli affreschi attuali e le modifiche alla facciata cui si è fatto cenno in precedenza. In modo particolare si deve al legame col Seminario neritino, il cui patrono è San Filippo Neri, la presenza di un affresco raffigurante il santo cui appare la Vergine, mentre uno stuolo di piccoli chierici assiste devotamente alla scena.

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La chiesa duecentesca di Sant'Angelo della Salute sorge a metà strada tra Nardò e Galatone, lungo la via medievale delle Camene che congiungeva i due importanti centri. Immersa nel verde della campagna, in pieno feudo Negro, è una perla nascosta di quel romanico tipicamente salentino che trova la sua massima espressione nella badìa di san Mauro, sulle serre gallipoline. Le forme lineari quanto eleganti, la tecnica di muratura impiegata, i materiali di costruzione ne sono una conferma. Richiamano immediatamente, infatti, i pochi edifici romanici superstiti esistenti in provincia di Lecce. Lo squisito campanile a vela sovrastante l'abside, per esempio, è analogo a quelli dell'abbazia di San Mauro, di Santa Marina a Muro Leccese, di Santa Maria della Grotta in Ortelle. Nell'unica navata, poderosi costoloni scaricano il peso della volta a botte a sesto lievemente acuto, comunicando un raffinato gusto estetico e una minuziosa armonia di proporzioni che rimanda immediatamente alla chiesa galatonese di Santa Maria Odegitria. Le pareti, nuovamente intonacate e mediocremente riaffrescate alla fine del Seicento, serbano tracce dei dipinti originali intrappolati sotto il secondo strato. Il fresco che adorna il catino absidale, datato 1697, presenta una pietà con il Cristo morto e la Vergine desolata attorniata da discepoli e pie donne; sullo sfondo, intanto, si staglia un paesaggio urbano tutto salentino che ricorda neppure troppo vagamente il centro storico di Galatone. La conformazione della controfacciata e la pietra leccese impiegata per la realizzazione dell'oculo e del portale lasciano pensare che il prospetto originale sia stato modificato, probabilmente in età barocca. Dall'interno, infatti, si nota la primigenia sagomatura della porta, racchiusa in alto da tre conci di carparo leggermente arcuati. Allo stesso modo, sempre da dentro, si può constatare come l'apertura circolare rasenti la sommità della volta. Con tutta probabilità, l'originale facciata a timpano, tuttora esistente, ospitava una monofora di dimensioni più rilevanti o una bifora, unica fonte di illuminazione per l'intero edificio. La badìa benedettina di Sant'Angelo della Salute fu fondata tra la fine del XII secolo e gli inizi del secolo successivo. L'istituto abbaziale fu per lungo tempo ricco di benefici e possedimenti, fiorente e assai rilevante, nell'ambito delle quattordici abbazie suffraganee di Santa Maria di Nerito. Cospicui beni immobili e rendite annuali furono legati allabbazia, anche dopo l'abbandono della stessa da parte dei benedettini. Per questo motivo, oltre che per il suo prestigio, ne beneficiarono sempre dignità capitolari, parenti di nobili e di ecclesiastici di alto rango. Un resoconto del 1310 annovera Sant'Angelo tra le sei abbazie neritine che versano le decime pontificie. Al momento risulta il documento più antico a far menzione dell'abbazia. Dal 1413 in poi, a partire dall'istituzione della nuova diocesi di Nardò, Sant'Angelo comparirà spesso negli atti e nelle sante visite dei vescovi, fino alla regia soppressione del suo istituto abbaziale (1891) e all'incameramento statale di ogni bene annesso.A tanto lustro, però, nel corso dei secoli si è unita anche altrettanta sfortuna. Già nel 1637 il vicario Granafei constatò lo scandaloso stato di degrado in cui versava la chiesa. Forse per questo e per assicurarne un recupero, il vescovo Orazio Fortunato nel 1689 ne assegnò le rendite beneficiali e il relativo esercizio di culto al Seminario Vescovile di Nardò. In questo periodo furono realizzati gli interventi di restauro, gli affreschi attuali e le modifiche alla facciata cui si è fatto cenno in precedenza. In modo particolare si deve al legame col Seminario neritino, il cui patrono è San Filippo Neri, la presenza di un affresco raffigurante il santo cui appare la Vergine, mentre uno stuolo di piccoli chierici assiste devotamente alla scena.
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