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TEATRO ROMANO

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TEATRO ROMANO
L'edificio scenico Il teatro ci si presenta, oggi, come una delle più originali e feconde realizzazioni dell'architettura romana; eppure, i Romani cominciarono a costruire veri e propri edifici teatrali (cioè, in muratura) soltanto nel 30 a.C., mentre prima di questa data le strutture che ospitavano gli spettacoli erano provvisorie, di legno e appositamente costruite per i diversi eventi, spesso erette nel circo o davanti ai templi di Apollo e della Magna Mater. I primi teatri stabili, comunque, riproducono più o meno la struttura dei teatri greci, anche se con alcune importanti modifiche. La passione dei romani per generi di spettacolo molto importanti e ingombranti, rese ben presto necessaria la creazione di luoghi adeguati che potessero ospitarli. Tale necessità è evidentemente all'origine della ideazione e costruzione degli Anfiteatri il cui maggiore esempio è per tutti l'Anfiteatro Flavio (Colosseo). Il teatro romano di età augustea e imperiale, così, a differenza di quello greco, si presenta come edificio a pianta semicircolare, costruito su terreno pianeggiante (non appoggiato su un declivio come quello greco), chiuso da mura perimetrali di uguale altezza che collegano la cavea (le gradinate per gli spettatori) con la scena monumentale di struttura architettonica, dinanzi alla quale si apre il palcoscenico (pulpitum), basso ma profondo (nel teatro greco, invece, fino al IV sec. a.C. non esisteva palcoscenico, e gli attori agivano, insieme col coro, nell'orchestra circolare). Questa forma chiusa rendeva possibile anche la copertura dell'intero edificio con un velarium, per riparare gli spettatori, prefigurandosi chiaramente come il prototipo dell'edificio teatrale moderno. Le scene Le notizie relative alla scenografia romana si basano principalmente sulle testimonianze di Vitruvio. Da queste, sembrerebbe che il teatro romano, almeno all'inizio, non presentasse una scenografia molto complessa, e che fossero piuttosto gli attori ad evocare, con i loro dialoghi, ambienti e circostanze diverse. Di sicuro, comunque, gli elementi scenografici sempre presenti erano: 1. il proscenium, in legno, che comprendeva ciò che noi oggi chiamiamo propriamente scena, ossia quella parte anteriore, dove gli attori recitano: esso raffigurava, in genere, una via o una piccola piazza 2. la scenae fronts (il nostro fondale), costituita da una parete dipinta, con un'architettura simile alla facciata di un edificio, nella quale si aprivano diversi ingressi (due o tre porte) utilizzati dagli attori: se si tiene conto dei passaggi laterali, le possibili uscite erano quattro o cinque. Comunque, mentre quelle sullo sfondo raffiguravano, per così dire, gli interni della vicenda, le due laterali raffiguravano, rispettivamente, quella di destra (dal punto di vista degli spettatori) la via che portava al foro, quella di sinistra la via che portava al porto (i due luoghi, cioè, più importanti della città, dal punto di vista rispettivamente politico-giuridico e commerciale). La convenzione teatrale prevedeva, poi, pressochè stabilmente, che dietro le case, le cui porte si vedevano sul fondale, ci fosse un vicoletto (angiportum), che permetteva di raggiungere le case stesse attraverso il giardino, e comunque per il retro. 3. i periaktoi, di derivazione greca, prismi triangolari rotabili con i lati dipinti con una scena tragica su un lato, comica su un altro e satiresca sul terzo. 4. l'auleum, un telo simile al nostro attuale sipario (attestato con sicurezza solo dall'epoca di Cicerone, e sconosciuto invece ai Greci), che consentiva di rivelare improvvisamente, lasciato cadere dall'alto, una nuova scena. Secondo altri studiosi, invece, questo sipario non veniva calato dall'alto, bensì sollevato dall'alto, e non veniva usato per distinguere un atto dall'altro, ma solo alla fine della commedia. Negli anfiteatri, infine, gli effetti speciali erano realizzati spesso con l'utilizzo di macchine teatrali, anche queste di derivazione greca: uno degli effetti più sens

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L'edificio scenico Il teatro ci si presenta, oggi, come una delle più originali e feconde realizzazioni dell'architettura romana; eppure, i Romani cominciarono a costruire veri e propri edifici teatrali (cioè, in muratura) soltanto nel 30 a.C., mentre prima di questa data le strutture che ospitavano gli spettacoli erano provvisorie, di legno e appositamente costruite per i diversi eventi, spesso erette nel circo o davanti ai templi di Apollo e della Magna Mater. I primi teatri stabili, comunque, riproducono più o meno la struttura dei teatri greci, anche se con alcune importanti modifiche. La passione dei romani per generi di spettacolo molto importanti e ingombranti, rese ben presto necessaria la creazione di luoghi adeguati che potessero ospitarli. Tale necessità è evidentemente all'origine della ideazione e costruzione degli Anfiteatri il cui maggiore esempio è per tutti l'Anfiteatro Flavio (Colosseo). Il teatro romano di età augustea e imperiale, così, a differenza di quello greco, si presenta come edificio a pianta semicircolare, costruito su terreno pianeggiante (non appoggiato su un declivio come quello greco), chiuso da mura perimetrali di uguale altezza che collegano la cavea (le gradinate per gli spettatori) con la scena monumentale di struttura architettonica, dinanzi alla quale si apre il palcoscenico (pulpitum), basso ma profondo (nel teatro greco, invece, fino al IV sec. a.C. non esisteva palcoscenico, e gli attori agivano, insieme col coro, nell'orchestra circolare). Questa forma chiusa rendeva possibile anche la copertura dell'intero edificio con un velarium, per riparare gli spettatori, prefigurandosi chiaramente come il prototipo dell'edificio teatrale moderno. Le scene Le notizie relative alla scenografia romana si basano principalmente sulle testimonianze di Vitruvio. Da queste, sembrerebbe che il teatro romano, almeno all'inizio, non presentasse una scenografia molto complessa, e che fossero piuttosto gli attori ad evocare, con i loro dialoghi, ambienti e circostanze diverse. Di sicuro, comunque, gli elementi scenografici sempre presenti erano: 1. il proscenium, in legno, che comprendeva ciò che noi oggi chiamiamo propriamente scena, ossia quella parte anteriore, dove gli attori recitano: esso raffigurava, in genere, una via o una piccola piazza 2. la scenae fronts (il nostro fondale), costituita da una parete dipinta, con un'architettura simile alla facciata di un edificio, nella quale si aprivano diversi ingressi (due o tre porte) utilizzati dagli attori: se si tiene conto dei passaggi laterali, le possibili uscite erano quattro o cinque. Comunque, mentre quelle sullo sfondo raffiguravano, per così dire, gli interni della vicenda, le due laterali raffiguravano, rispettivamente, quella di destra (dal punto di vista degli spettatori) la via che portava al foro, quella di sinistra la via che portava al porto (i due luoghi, cioè, più importanti della città, dal punto di vista rispettivamente politico-giuridico e commerciale). La convenzione teatrale prevedeva, poi, pressochè stabilmente, che dietro le case, le cui porte si vedevano sul fondale, ci fosse un vicoletto (angiportum), che permetteva di raggiungere le case stesse attraverso il giardino, e comunque per il retro. 3. i periaktoi, di derivazione greca, prismi triangolari rotabili con i lati dipinti con una scena tragica su un lato, comica su un altro e satiresca sul terzo. 4. l'auleum, un telo simile al nostro attuale sipario (attestato con sicurezza solo dall'epoca di Cicerone, e sconosciuto invece ai Greci), che consentiva di rivelare improvvisamente, lasciato cadere dall'alto, una nuova scena. Secondo altri studiosi, invece, questo sipario non veniva calato dall'alto, bensì sollevato dall'alto, e non veniva usato per distinguere un atto dall'altro, ma solo alla fine della commedia. Negli anfiteatri, infine, gli effetti speciali erano realizzati spesso con l'utilizzo di macchine teatrali, anche queste di derivazione greca: uno degli effetti più sens
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