I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare

MONTE SAN MAURO

CALTAGIRONE, CATANIA

592°

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MONTE SAN MAURO
Il sito comprende cinque colli disposti a ventaglio sulle vallate dei fiumi Signore e Maroglio su cui si insediò un centro abitato dell'età del bronzo. Il centro indigeno venne occupato tra la fine del VII secolo a.C. da coloni greci che si dedicavano all'agricoltura e al commercio. Il ritrovamento archeologico più rilevante è costituito da un cospicuo nucleo di materiali architettonici in terracotta dipinta pertinenti alla decorazione esterna di un sacello arcaico effettuato da P. Orsi nel 1903. Si tratta di frammenti di geison, sima e gocciolatoi dipinti in giallo chiaro, bruno e rosso, con decorazioni recanti i motivi della tenia intrecciata, del meandro, della scacchiera e del kymation dorico con foglie a forma di lyra. Tali frammenti trovano confronto in esemplari rinvenuti a Gela, Siracusa, Selinunte ed Olimpia (Grecia) e si possono datare intorno alla fine del VI sec. a. C. a circa 200 m dal luogo in cui presumibilmente doveva sorgere Un tempio templare riccamente decorato con materiali misti, E' stato rinvenuto deposito votivo costituito da statuine femminili votive. Nel corso delle prime ricognizioni P. Orsi poté individuare un sistema di mura difensive intervallate da spuntoni di roccia lungo il ciglione del colle. Le indagini dirette da U. Spigo hanno consentito inoltre di chiarire l'organizzazione dell'abitato sul versante Sud e sulla vetta del colle n. 3. Sono state scavate abitazioni di pianta quadrangolare ripartita in un grande vano rettangolare aperto verso l'esterno e generalmente rivolto a Sud. Di particolare interesse è la presenza di grandi pithoi per la conservazione di derrate alimentari che hanno fatto pensare ad ambienti destinati ad attività commerciali ed artigianali. Alcuni saggi effettuati nel 1904 avevano portato l'archeologo P. Orsi alla scoperta di un edificio, di pianta rettangolare, diviso in due da un muro di terrazzamento costruito con blocchi e sfaldature irregolari di pietra locale connessi con pietrame e terra. Lo studioso aveva identificato tale edificio - che datava all'VIII sec. a. C. per la presenza di ceramica del III periodo siculo presso le fondazioni- con l'abitazione di un principe locale, ben diversa per dimensioni e struttura dalle povere capanne del villaggio circostante. Di diversa opinione D. Adamesteanu che, confrontando l'edificio con l'esempio analogo esistente presso Monte Bubbonia, ha ritenuto invece si trattasse di un edificio sacro, un piccolo sacello databile alla fine del VII sec. a. C. e pertinente alla città indigena influenzata dalla colonia greca di Gela, come dimostrerebbe anche il confronto con l'Athenaion di questa città. la pianta dell'edificio in questione, rivela la presenza di un ambiente attiguo al lato corto O ed, accanto a questo, anche di un successivo vano sopraelevato di tre gradini, dotato di una lunga banchina. Questo vano risultò caratterizzato dalla notevole presenza di frammenti ceramici pertinenti a stoviglie e vasi destinati a contenere derrate alimentari, oltre che di fuseruole e pesi da telaio. Tali acquisizioni lasciano aperta la discussione relativa alla destinazione d'uso, nonché alla datazione, dell'edificio in esame che può farsi risalire nel suo impianto tanto alla fase sicula quanto a quelle iniziali dello stanziamento greco. Ai piedi di uno dei colli , fu scavata da P. Orsi una necropoli del VII-VI sec. a. C. Furono scoperte 58 sepolture, molte delle quali già spogliate dai contadini. La tipologia sepolcrale comprendeva sepolture in dolio o anfora, "alla cappuccina", a "cassa" foderate da lastre, a fossa semplice. Da San Mauro provengono, inoltre, interessanti terrecotte architettoniche dipinte conservate attualmente nel Museo Archeologico di Siracusa ed il noto rilievo con sfingi affrontate e scene di danza esposto nel locale Museo Regionale della Ceramica.

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Il sito comprende cinque colli disposti a ventaglio sulle vallate dei fiumi Signore e Maroglio su cui si insediò un centro abitato dell'età del bronzo. Il centro indigeno venne occupato tra la fine del VII secolo a.C. da coloni greci che si dedicavano all'agricoltura e al commercio. Il ritrovamento archeologico più rilevante è costituito da un cospicuo nucleo di materiali architettonici in terracotta dipinta pertinenti alla decorazione esterna di un sacello arcaico effettuato da P. Orsi nel 1903. Si tratta di frammenti di geison, sima e gocciolatoi dipinti in giallo chiaro, bruno e rosso, con decorazioni recanti i motivi della tenia intrecciata, del meandro, della scacchiera e del kymation dorico con foglie a forma di lyra. Tali frammenti trovano confronto in esemplari rinvenuti a Gela, Siracusa, Selinunte ed Olimpia (Grecia) e si possono datare intorno alla fine del VI sec. a. C. a circa 200 m dal luogo in cui presumibilmente doveva sorgere Un tempio templare riccamente decorato con materiali misti, E' stato rinvenuto deposito votivo costituito da statuine femminili votive. Nel corso delle prime ricognizioni P. Orsi poté individuare un sistema di mura difensive intervallate da spuntoni di roccia lungo il ciglione del colle. Le indagini dirette da U. Spigo hanno consentito inoltre di chiarire l'organizzazione dell'abitato sul versante Sud e sulla vetta del colle n. 3. Sono state scavate abitazioni di pianta quadrangolare ripartita in un grande vano rettangolare aperto verso l'esterno e generalmente rivolto a Sud. Di particolare interesse è la presenza di grandi pithoi per la conservazione di derrate alimentari che hanno fatto pensare ad ambienti destinati ad attività commerciali ed artigianali. Alcuni saggi effettuati nel 1904 avevano portato l'archeologo P. Orsi alla scoperta di un edificio, di pianta rettangolare, diviso in due da un muro di terrazzamento costruito con blocchi e sfaldature irregolari di pietra locale connessi con pietrame e terra. Lo studioso aveva identificato tale edificio - che datava all'VIII sec. a. C. per la presenza di ceramica del III periodo siculo presso le fondazioni- con l'abitazione di un principe locale, ben diversa per dimensioni e struttura dalle povere capanne del villaggio circostante. Di diversa opinione D. Adamesteanu che, confrontando l'edificio con l'esempio analogo esistente presso Monte Bubbonia, ha ritenuto invece si trattasse di un edificio sacro, un piccolo sacello databile alla fine del VII sec. a. C. e pertinente alla città indigena influenzata dalla colonia greca di Gela, come dimostrerebbe anche il confronto con l'Athenaion di questa città. la pianta dell'edificio in questione, rivela la presenza di un ambiente attiguo al lato corto O ed, accanto a questo, anche di un successivo vano sopraelevato di tre gradini, dotato di una lunga banchina. Questo vano risultò caratterizzato dalla notevole presenza di frammenti ceramici pertinenti a stoviglie e vasi destinati a contenere derrate alimentari, oltre che di fuseruole e pesi da telaio. Tali acquisizioni lasciano aperta la discussione relativa alla destinazione d'uso, nonché alla datazione, dell'edificio in esame che può farsi risalire nel suo impianto tanto alla fase sicula quanto a quelle iniziali dello stanziamento greco. Ai piedi di uno dei colli , fu scavata da P. Orsi una necropoli del VII-VI sec. a. C. Furono scoperte 58 sepolture, molte delle quali già spogliate dai contadini. La tipologia sepolcrale comprendeva sepolture in dolio o anfora, "alla cappuccina", a "cassa" foderate da lastre, a fossa semplice. Da San Mauro provengono, inoltre, interessanti terrecotte architettoniche dipinte conservate attualmente nel Museo Archeologico di Siracusa ed il noto rilievo con sfingi affrontate e scene di danza esposto nel locale Museo Regionale della Ceramica.
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