In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
L'edificio, che conserva le tracce dell'antico Ospitale dei Battuti di Pordenone, è stato donato al FAI tramite lascito testamentario da parte della sig.ra Marilena Busato, vedova De Luca. Grazie a questo generoso gesto, viene svelata per la prima volta al pubblico una preziosa testimonianza della storia della città. La casa si trova di fronte alla Chiesa Del Cristo, sul lato ovest dell'omonima Piazza, in quella che viene individuata dagli storici come l'antica Contrada della Madonna o dell'Ospedale. La posizione centrale riflette l'importanza che questa istituzione ha avuto per la città.
L'Ospitale trova probabilmente origine all'inizio del XIV secolo. La prima testimonianza certa che si ha dell'esistenza dell'ospitale è infatti una lettera collettiva d'indulgenza, risalente alla prima metà del XIV sec., in cui i vescovi della Curia papale avignonese concedevano un'indulgenza di 40 giorni a tutti coloro che si fossero pentiti e confessati se avessero anche fatto visita alla chiesa e all'ospedale. L'ospitale venne amministrato dalla Confraternita laica dei Battuti che ebbe da subito grande influenza in città, e poté così contare su una grande disponibilità economica per la cura e il ricovero dei malati. Dopo decenni di abbandono, all'inizio degli anni ‘90 i coniugi De Luca, su suggerimento di Giancarlo Magri decidono di restaurare il bene.
Il palazzo, attraversando i settecento anni di storia che l'hanno portato fino a noi, ha subito diverse modifiche e alterazioni sia alla struttura principale che alle sue pertinenze, in particolare nel corso dell'Ottocento. Al pianterreno troviamo alcuni affreschi staccati durante la loro scoperta e il successivo restauro avvenuto all'inizio degli anni ‘90 a opera di Giancarlo Magri, che raffigurano due confratelli con la tipica tunica bianca. Salendo al primo piano troviamo però i cicli pittorici maggiormente significativi: in una prima stanza possiamo vedere la Presentazione al tempio della Vergine e Lo Sposalizio della Vergine, scene rimaste di un probabile ciclo più ampio attribuito dal Magri ad Antonio Sacchiense, nipote del più celebre Pordenone; nella seconda stanza, che doveva probabilmente fungere da Oratorio per la Confraternita, troviamo le figure degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa agli angoli della stanza, e al centro delle pareti scene lacunose che raffigurano La deposizione del Cristo, La fuga in Egitto e una Madonna con Putti, il tutto sormontato da una grottesca con cherubini e figure animalesche di chiaro rimando pordenonese. Gli autori di questo ciclo sarebbero, sempre secondo il Magri, i fratelli Pasiani,di cui troviamo esempi pittorici nell'azzanese.
L'antico Ospitale dei Battuti, recentemente donata al FAI tramite lascito testamentario da parte della sig.ra Marilena Busato, vedova De Luca, sarà aperta al pubblico per la prima volta in assoluto. Nelle stanze con affreschi del Trecento e del Cinquecento sarà possibile riscoprire un pezzo di storia nascosta della città.
Negli spazi più recenti dell’abitazione sarà allestita la mostra fotografica “Progetto eclisse” dell’artista Deborah Sandrin, a cura di Maria Vittorina Cevolin. Nel progetto la fotografa coglie porzioni di pareti che, osservate nel dettaglio, mostrano i segni del proprio tempo, da leggere come una mappa del vissuto. Emergono così giochi cromatici e tridimensionalità inattese, evocando pianeti lontani in un viaggio solo immaginato.
Volontari FAI